Il Coro

OFFICINA CORALE nasce a Roma nel settembre 2010, sotto la direzione di Stefano Puri; composta essenzialmente da giovani/adulti con precedenti esperienze in cori giovanili, affianca all’attività concertistica lo studio della vocalità (sotto la guida del soprano Valentina Varriale) e collaborazioni a progetti trasversali. Principale destinataria delle composizioni del suo direttore, è attualmente composta da 40 elementi.

Fin dalla fondazione, si è delineata la volontà di trasformare quella che è la consueta attività di un coro, in elemento connotativo del progetto stesso; da qui il nome "OFFICINA CORALE". L'idea forte all'origine del progetto è quella di rendere il pubblico partecipe di ogni aspetto del lavoro del coro sui brani, di ogni elemento caratterizzante un programma; dunque, il "concerto-viaggio"; un viaggio che è artistico, stilistico, ma anche testuale, poetico e, in ultima battuta, umano. Dunque, il coro come officina e il concerto come esperienza; esperienza vissuta dai cantori, in fase di studio e allestimento, che diventa esperienza condivisa con il pubblico durante il concerto.

In quest'ottica di forte empatia, il rapporto con lo spazio è un altro punto cardine dei concerti di OFFICINA CORALE. Ogni programma è pensato in funzione dello spazio specifico dell'esecuzione (dimensioni, acustica, ma anche storia, racconti e leggende legate al luogo): disposizioni spaziali, movimenti scenici, ricerca del dialogo con gli elementi strutturali e cromatici di ogni specifica location.

Tutti questi elementi convergono nell'idea di concerto di OFFICINA CORALE: un'esperienza totalizzante, qualcosa di profondamente differente, sia nei modi che nelle intenzioni, dalla canonica "esibizione". La musica corale possiede una propria fisicità, unica e ineguagliabile, che nessuna orchestra potrà mai possedere; lo spazio è suono, il suono è musica, la musica è parola e la parola è ancora suono.
Nel tempo della dissociazione, dei non-luoghi e degli spazi virtuali, ripensare la dimensione stessa del concerto appare quasi un imperativo categorico: cercare di ricucire l'antico legame tra l'uomo e la propria spiritualità, nella sua dimensione più nobile, attraverso lo strumento ancestrale per eccellenza: la voce.